Pianaccio - Sboccata dei Bagnadori - Nuda - versante Nord - Sboccata dei Bagnadori - Segavecchia- Pianaccio
near Pianaccio, Emilia-Romagna (Italia)
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Itinerary description
L'idea iniziale era questa: partire dal Segavecchia, passare dalla Sboccata dei Bagnadori, raggiungere la Nuda. Arrivato a Pianaccio delusione: appena oltre il paese la strada è ancora coperta di neve e ghiaccio e non ci sono segni di passaggio di auto. Non avendo un fuoristrada decido sconsolato per il dietrofront ma subito dopo adocchio un cartello con segnavia CAI 115 che porta alla Sboccata. Questa segnalazione rimette in moto le rotelle e attuo un rapido cambio di programma: "ci sarà un po' più di dislivello ma c'è anche il gusto delle incognite e un supplemento di avventura esplorativa".
Metto gli sci presso il cartello segnavia all'inizio dello stradello e mi avvio. Il sentiero è tutto ben coperto a parte alcuni guadi di cui 2 particolarmente larghi da obbligare a togliere gli sci. Per il resto si sale bene e piuttosto decisamente. Sconsiglio vivamente di percorrere questo sentiero in discesa (almeno con innevamento analogo o inferiore a quello attuale) a causa del suo andamento tortuoso e dei numerosi guadi.
Raggiungo il rifugio Bagnadori e poi la Sboccata. Pochi minuti dopo imbocco il sentiero CAi per la Nuda. Lo trovo tracciato da un ciaspolatore e approfitto del passaggio, ma in alto le tracce si perdono e proseguo seguendo il segnavia CAI. Giunto alla sella del Fabuino mi avvio verso l'erta spalla est della Nuda (il Balzo del Fabuino ?) traversando con circospezione sul lato sud dell'aerea crestina innevata. Mano mano che mi avvicino mi rendo conto che la salita sci ai piedi della spalla è impossibile: croste indurite, ghiaccio e molte rocce sporgenti. Dovrei mettere sci in spalla e procedere con picca e ramponi.
Mentre ragiono sul da farsi e appena prima di cambiare assetto adocchio sul lato nord della spalla un passaggio praticabile a ridosso della fascia boschiva. Una volta aggirata la spalla dovrei immettermi nel canalone nord della Nuda che già conosco e che dovrebbe consentire la risalita sci ai piedi in vetta. Devo solo traversare per un duecento metri in leggera discesa un pendio non troppo erto e apparentemente non ghiacciato. Senza neanche spellare abbasso il baricentro e con massima circospezione mi lascio trasportare dalla gravità. Giunto ai primi alberetti della fascia boschiva sono già in affaccio sul canalone Nord: "evvai anche questa è andata !"
In condizione di neve dura o ghiacciata la risalita del canalone nord della Nuda sarebbe problematica per le pendenze non banali, ma fortunatamente sulla sponda dx orografica del canalone trovo un bel mantello di neve feltrosa che mi permette di salire (e successivamente anche di scendere) in pieno relax. Tanto per tastare il terreno provo a tracciare la sponda sx orografica e lì le condizioni cambiano subito: neve pressata non ghiacciata ma impossibile da salire senza rampant e anche con questi molto al limite. Questa disimmetria è sicuramente dovuta alla differente esposizione ai venti recenti delle due sponde del canale. In discesa farò tesoro di questa osservazione mantenendomi ben lontano dalla sx orografica :-)
In cresta si apre un panorama di cime innevate incredibile, panorama che conosco bene ma che ogni volta mi emoziona e mi lascia di stucco: il Corno con le sue balze rocciose (le scale?) e la sua maestosa croce così imponente che sembra quasi di toccarla. Poi a sfilare verso sx il Gennaio e a dx i Balzi dell'Ora, il Cupolino e tutte le cime del modenese fino alle prime del reggiano. Oggi però in cresta tira un venticello fresco e teso che mantiene la neve dura a dispetto delle temperature piuttosto miti che mi hanno accompagnato dalla partenza. Fatte le foto di rito (sempre troppe perché da questi punti di osservazione non si finisce mai di cogliere aspetti inconsueti) mi sbrigo a spellare e a mettermi in assetto da discesa con l'idea di ritornare sulla via dei Signori (la forestale che conduce alla Sboccata) ovviamente senza ripassare dalla sella del Fabuino.
Le prime curve sul versante nord (dx orografica) mi fanno subito rilassare per la qualità ottima della neve e per le pendenze giuste. Giunto alla fascia boschiva con una serie regolare di curve morbide, traverso verso est e mi affaccio su un canalone intonso che sembra promettere bene. Infatti anche lì ottima neve feltrosa e in più, verso il basso, un profilo parabolico che promette evoluzioni da toboga .... purtroppo di breve durata perché il canalone è breve e poi ricomincia il bosco fortunatamente rado.
A intuito attraverso il bosco di faggi e conifere fino a ricongiungermi alla traccia di salita. La seguo non tanto scrupolosamente (per limitare le tortuosità) e in breve sono di nuovo sulla via dei Signori e quindi alla Sboccata. Giunto al rifugio mi rendo conto che c'è da spingere, anche se non occorre ripellare perché la salita è molto blanda. Però per circa 2km è un alternarsi di salitelle e lievi discese che io ho fatto tutte sci ai piedi senza pelli. Poi finalmente la discesa finale sulla bellissima forestale del Segavecchia con ampi e dolci tornanti disegnati a regola d'arte in mezzo ad un bosco di alto fusto magnifico. Unico neo : nei tratti sotto le abetaie la strada è in parte scoperta e bisogna arrestarsi per fare qualche metro su fondo ghiaioso.
Arrivati al Segavecchia comincia l'asfalto però ben coperto da un sottile strato di neve e ghiaccio. IN alcuni tratti esposti al sole la neve è ridotta ad un righino sui bordi ma sufficiente per ritornare a Pianaccio senza togliere gli sci. Questo vale ovviamente per il giorno della gita, perché col rialzo delle temperature le cose cambiano rapidamente e magari sarà possibile arrivare al Segavecchia anche in auto.
Alla fine il bilancio è molto positivo: anche se, nella salita iniziale da Pianaccio, ho dovuto un po' ravanare alla fine questa variante obbligata e imprevista mi ha permesso di fare una sorta di anello che ha reso la gita più sugosa e stimolante. Poi non si deve dimenticare che Pianaccio non è un paese come tanti ma è quello che ha dato i natali ad Enzo Biagi e dove tuttora riposa nel piccolo cimitero del paese. Non so se la cosa vale per tutti ma è per me un onore rendere omaggio alla sua memoria e tener vivo il ricordo di una persona e di un giornalista che non si è mai asservito ai poteri e ai potenti di turno. Quindi ben vengano gli imprevisti e gli intoppi se alla fine ci permettono di allargare le nostre conoscenze e nutrire lo spirito coltivando la memoria delle persone che hanno tenuto fermo il timone sulla rotta della libertà di pensiero e di parola.
Metto gli sci presso il cartello segnavia all'inizio dello stradello e mi avvio. Il sentiero è tutto ben coperto a parte alcuni guadi di cui 2 particolarmente larghi da obbligare a togliere gli sci. Per il resto si sale bene e piuttosto decisamente. Sconsiglio vivamente di percorrere questo sentiero in discesa (almeno con innevamento analogo o inferiore a quello attuale) a causa del suo andamento tortuoso e dei numerosi guadi.
Raggiungo il rifugio Bagnadori e poi la Sboccata. Pochi minuti dopo imbocco il sentiero CAi per la Nuda. Lo trovo tracciato da un ciaspolatore e approfitto del passaggio, ma in alto le tracce si perdono e proseguo seguendo il segnavia CAI. Giunto alla sella del Fabuino mi avvio verso l'erta spalla est della Nuda (il Balzo del Fabuino ?) traversando con circospezione sul lato sud dell'aerea crestina innevata. Mano mano che mi avvicino mi rendo conto che la salita sci ai piedi della spalla è impossibile: croste indurite, ghiaccio e molte rocce sporgenti. Dovrei mettere sci in spalla e procedere con picca e ramponi.
Mentre ragiono sul da farsi e appena prima di cambiare assetto adocchio sul lato nord della spalla un passaggio praticabile a ridosso della fascia boschiva. Una volta aggirata la spalla dovrei immettermi nel canalone nord della Nuda che già conosco e che dovrebbe consentire la risalita sci ai piedi in vetta. Devo solo traversare per un duecento metri in leggera discesa un pendio non troppo erto e apparentemente non ghiacciato. Senza neanche spellare abbasso il baricentro e con massima circospezione mi lascio trasportare dalla gravità. Giunto ai primi alberetti della fascia boschiva sono già in affaccio sul canalone Nord: "evvai anche questa è andata !"
In condizione di neve dura o ghiacciata la risalita del canalone nord della Nuda sarebbe problematica per le pendenze non banali, ma fortunatamente sulla sponda dx orografica del canalone trovo un bel mantello di neve feltrosa che mi permette di salire (e successivamente anche di scendere) in pieno relax. Tanto per tastare il terreno provo a tracciare la sponda sx orografica e lì le condizioni cambiano subito: neve pressata non ghiacciata ma impossibile da salire senza rampant e anche con questi molto al limite. Questa disimmetria è sicuramente dovuta alla differente esposizione ai venti recenti delle due sponde del canale. In discesa farò tesoro di questa osservazione mantenendomi ben lontano dalla sx orografica :-)
In cresta si apre un panorama di cime innevate incredibile, panorama che conosco bene ma che ogni volta mi emoziona e mi lascia di stucco: il Corno con le sue balze rocciose (le scale?) e la sua maestosa croce così imponente che sembra quasi di toccarla. Poi a sfilare verso sx il Gennaio e a dx i Balzi dell'Ora, il Cupolino e tutte le cime del modenese fino alle prime del reggiano. Oggi però in cresta tira un venticello fresco e teso che mantiene la neve dura a dispetto delle temperature piuttosto miti che mi hanno accompagnato dalla partenza. Fatte le foto di rito (sempre troppe perché da questi punti di osservazione non si finisce mai di cogliere aspetti inconsueti) mi sbrigo a spellare e a mettermi in assetto da discesa con l'idea di ritornare sulla via dei Signori (la forestale che conduce alla Sboccata) ovviamente senza ripassare dalla sella del Fabuino.
Le prime curve sul versante nord (dx orografica) mi fanno subito rilassare per la qualità ottima della neve e per le pendenze giuste. Giunto alla fascia boschiva con una serie regolare di curve morbide, traverso verso est e mi affaccio su un canalone intonso che sembra promettere bene. Infatti anche lì ottima neve feltrosa e in più, verso il basso, un profilo parabolico che promette evoluzioni da toboga .... purtroppo di breve durata perché il canalone è breve e poi ricomincia il bosco fortunatamente rado.
A intuito attraverso il bosco di faggi e conifere fino a ricongiungermi alla traccia di salita. La seguo non tanto scrupolosamente (per limitare le tortuosità) e in breve sono di nuovo sulla via dei Signori e quindi alla Sboccata. Giunto al rifugio mi rendo conto che c'è da spingere, anche se non occorre ripellare perché la salita è molto blanda. Però per circa 2km è un alternarsi di salitelle e lievi discese che io ho fatto tutte sci ai piedi senza pelli. Poi finalmente la discesa finale sulla bellissima forestale del Segavecchia con ampi e dolci tornanti disegnati a regola d'arte in mezzo ad un bosco di alto fusto magnifico. Unico neo : nei tratti sotto le abetaie la strada è in parte scoperta e bisogna arrestarsi per fare qualche metro su fondo ghiaioso.
Arrivati al Segavecchia comincia l'asfalto però ben coperto da un sottile strato di neve e ghiaccio. IN alcuni tratti esposti al sole la neve è ridotta ad un righino sui bordi ma sufficiente per ritornare a Pianaccio senza togliere gli sci. Questo vale ovviamente per il giorno della gita, perché col rialzo delle temperature le cose cambiano rapidamente e magari sarà possibile arrivare al Segavecchia anche in auto.
Alla fine il bilancio è molto positivo: anche se, nella salita iniziale da Pianaccio, ho dovuto un po' ravanare alla fine questa variante obbligata e imprevista mi ha permesso di fare una sorta di anello che ha reso la gita più sugosa e stimolante. Poi non si deve dimenticare che Pianaccio non è un paese come tanti ma è quello che ha dato i natali ad Enzo Biagi e dove tuttora riposa nel piccolo cimitero del paese. Non so se la cosa vale per tutti ma è per me un onore rendere omaggio alla sua memoria e tener vivo il ricordo di una persona e di un giornalista che non si è mai asservito ai poteri e ai potenti di turno. Quindi ben vengano gli imprevisti e gli intoppi se alla fine ci permettono di allargare le nostre conoscenze e nutrire lo spirito coltivando la memoria delle persone che hanno tenuto fermo il timone sulla rotta della libertà di pensiero e di parola.
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