CAMMINO DI SANTIAGO FRANCESE 22ª TAPPA Foncebadón - Ponferrada
near Foncebadón, Castilla y León (España)
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Trail photos
Itinerary description
Tappa decisamente impegnativa, da non prendere sottogamba, con 1100 metri di dislivello in discesa, per lunghi tratti molto tecnica, che si fanno sentire su articolazioni e tendini.
Partiamo alle 07.00, dopo aver fatto colazione.
Usciamo dal piccolo borgo di Foncebadon, che di inverno ha 4 abitanti, camminando in salita tra rane che gracidano e bovini di rubia gallega al pascolo.
Proseguiamo in salita fino alla Cruz de Hierro (la Croce di Ferro).
Si sale per poco più di 2 chilometri su strada sterrata ampia con pendenze gradevoli.
Alla Croce di Ferro (una croce in ferro semplice posta in cima ad un pennone che sembra uscire da un enorme cumulo di pietre) è consuetudine lasciare una pietra, che i pellegrini raccolgono prima di intraprendere il cammino, e che viene trasportata fino a lì simboleggiando la liberazione da un peso interiore.
La mia pietra viene dal Montefeltro, raccolta accanto a uno dei tre antichi mulini della valle del Prena.
Oltrepassata la Croce di Ferro la strada continua a salire fino ai 1510 metri s.l.m., punto in assoluto più alto di tutto il cammino.
Si cammina circondati da abetine artificiali, piantumate dal governo spagnolo negli anni 80 per aumentare le precipitazioni medie nell’area.
Dalla sommità comincia una discesa lunga ed impegnativa che prosegue per 12 chilometri e porta a Molinaseca.
La discesa è ripida, su sentiero stretto e col fondo di roccia, cosparsa di pietre e con alcuni tratti fangosi.
Il rischio di scivolare è estremamente elevato, i bastoncini da trekking sono vivamente consigliati.
Se le articolazioni non vi consentono di affrontare la discesa in sicurezza la strada provinciale che corre al fianco sinistro del sentiero è un’alternativa praticabile anche se comporta il dover percorrere qualche chilometro in più.
Si scende lentamente fino a Manjarin dove ci sono un paio di case e una roulotte allestita come bar.
Decidiamo di procedere oltre, un signore che ha una casa lungo la strada ci consiglia di evitare il sentiero e di scendere lungo la strada asfaltata.
Non prestiamo ascolto al consiglio e ci ritroviamo ad affrontare una discesa estremamente tecnica.
Da lì fino a El Acebo di San Miguel si incontra il tratto tecnicamente più impegnativo di tutta la discesa.
Si scende a fatica e con lentezza.
A El Acebo è possibile fare scorta di acqua e ristorarsi.
Dopo El Acebo la discesa migliora, il sentiero si fa più largo e il fondo diventa di terra battuta.
Si arriva agevolmente a Riego de Ambros, altro paese in cui potersi ristorare, noi decidiamo di proseguire verso Molinaseca.
Da qui a Molinaseca inizia un altro tratto molto impegnativo e tecnico in discesa.
Il tratto iniziale è nell’alveo di un piccolo fosso.
In caso di pioggia è meglio camminare sulla strada allungando leggermente il percorso.
Si cammina con i piedi dentro un piccolo canion di roccia, dove scorre l’acqua, il fondo è bagnato e sdrucciolevole, le pendenze severe e le pietre sul percorso costringono a mantenere bassa l’andatura e a mantenere alta la concentrazione per evitare di cadere a terra.
Si guada un piccolo corso d’acqua e si riprende a scendere sempre su una pietraia.
Molinaseca appare in lontananza, la vista è piacevole come quella di una fonte per un assetato.
Il paese è piccolo e raccolto con un bellissimo ponte romano è una chiesa imponente.
Ci fermiamo per ristorarci, approfitto per un bicchiere di tempranillo e un panino con i calamari fritti in un piccolo locale accanto al fiume ed al ponte.
Da Molinaseca la discesa è finita, camminiamo prima su un marciapiede (interamente esposto al sole ed al caldo del primo pomeriggio) poi su strada sterrata lungo saliscendi mai ripidi.
Ponferrada si vede in lontananza ma occorrono più di cinque chilometri per raggiungere il paese.
Pernottiamo al donativo San Nicolas de Fluë, dove un albergue parrocchiale ben organizzato e ben tenuto offre servizi di qualità ai pellegrini che ricompensano della generosità ricevuta con una piccola donazione.
Partiamo alle 07.00, dopo aver fatto colazione.
Usciamo dal piccolo borgo di Foncebadon, che di inverno ha 4 abitanti, camminando in salita tra rane che gracidano e bovini di rubia gallega al pascolo.
Proseguiamo in salita fino alla Cruz de Hierro (la Croce di Ferro).
Si sale per poco più di 2 chilometri su strada sterrata ampia con pendenze gradevoli.
Alla Croce di Ferro (una croce in ferro semplice posta in cima ad un pennone che sembra uscire da un enorme cumulo di pietre) è consuetudine lasciare una pietra, che i pellegrini raccolgono prima di intraprendere il cammino, e che viene trasportata fino a lì simboleggiando la liberazione da un peso interiore.
La mia pietra viene dal Montefeltro, raccolta accanto a uno dei tre antichi mulini della valle del Prena.
Oltrepassata la Croce di Ferro la strada continua a salire fino ai 1510 metri s.l.m., punto in assoluto più alto di tutto il cammino.
Si cammina circondati da abetine artificiali, piantumate dal governo spagnolo negli anni 80 per aumentare le precipitazioni medie nell’area.
Dalla sommità comincia una discesa lunga ed impegnativa che prosegue per 12 chilometri e porta a Molinaseca.
La discesa è ripida, su sentiero stretto e col fondo di roccia, cosparsa di pietre e con alcuni tratti fangosi.
Il rischio di scivolare è estremamente elevato, i bastoncini da trekking sono vivamente consigliati.
Se le articolazioni non vi consentono di affrontare la discesa in sicurezza la strada provinciale che corre al fianco sinistro del sentiero è un’alternativa praticabile anche se comporta il dover percorrere qualche chilometro in più.
Si scende lentamente fino a Manjarin dove ci sono un paio di case e una roulotte allestita come bar.
Decidiamo di procedere oltre, un signore che ha una casa lungo la strada ci consiglia di evitare il sentiero e di scendere lungo la strada asfaltata.
Non prestiamo ascolto al consiglio e ci ritroviamo ad affrontare una discesa estremamente tecnica.
Da lì fino a El Acebo di San Miguel si incontra il tratto tecnicamente più impegnativo di tutta la discesa.
Si scende a fatica e con lentezza.
A El Acebo è possibile fare scorta di acqua e ristorarsi.
Dopo El Acebo la discesa migliora, il sentiero si fa più largo e il fondo diventa di terra battuta.
Si arriva agevolmente a Riego de Ambros, altro paese in cui potersi ristorare, noi decidiamo di proseguire verso Molinaseca.
Da qui a Molinaseca inizia un altro tratto molto impegnativo e tecnico in discesa.
Il tratto iniziale è nell’alveo di un piccolo fosso.
In caso di pioggia è meglio camminare sulla strada allungando leggermente il percorso.
Si cammina con i piedi dentro un piccolo canion di roccia, dove scorre l’acqua, il fondo è bagnato e sdrucciolevole, le pendenze severe e le pietre sul percorso costringono a mantenere bassa l’andatura e a mantenere alta la concentrazione per evitare di cadere a terra.
Si guada un piccolo corso d’acqua e si riprende a scendere sempre su una pietraia.
Molinaseca appare in lontananza, la vista è piacevole come quella di una fonte per un assetato.
Il paese è piccolo e raccolto con un bellissimo ponte romano è una chiesa imponente.
Ci fermiamo per ristorarci, approfitto per un bicchiere di tempranillo e un panino con i calamari fritti in un piccolo locale accanto al fiume ed al ponte.
Da Molinaseca la discesa è finita, camminiamo prima su un marciapiede (interamente esposto al sole ed al caldo del primo pomeriggio) poi su strada sterrata lungo saliscendi mai ripidi.
Ponferrada si vede in lontananza ma occorrono più di cinque chilometri per raggiungere il paese.
Pernottiamo al donativo San Nicolas de Fluë, dove un albergue parrocchiale ben organizzato e ben tenuto offre servizi di qualità ai pellegrini che ricompensano della generosità ricevuta con una piccola donazione.
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