Anello di Pietrastornina
near Starza, Campania (Italia)
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Itinerary description
Allenamento pasquale tardo pomeridiano su strada asfaltata e raro sbrecciato sottoposto a manutenzione, la cui salita è totalmente concentrata nei 6 km che permettono di raggiungere il cimitero che precede l'ingresso nel comune di Pietrastornina, situato nel Parco del Partenio e del Taburno Camposauro.
Nel corso del cammino si attraverseranno le frazioni di Starza, Sacconi, Verzara, Cappella, Case Mabili, Case Rossi e Due Strade, interamente contenute sulla SP 166
Il primo km di Starza è caratteristico per il passaggio sul ponte del torrente Starza che sfocia in una fonte raggiungibile in una delle vie collaterali del luogo e che incide sull'irrigazione dei campi e delle colture di vario genere dell'area; a pochi km si incontrano sulla sx le rovine di una vecchia cartiera ormai infestata dalla vegetazione e di cui non si possiedono particolari informazioni da alcuna fonte, ad eccezione di un timido cartello che la indica. Si costeggia l'abitato di Starza e la salita inizia a sentirsi di più nei tornanti caratterizzati soprattutto dalla presenza di ulivi, di spogli pioppi argentati, dei pruni in fioritura bianca accompagnati da erba spontanea, borragine, tarassaco, rovi di mora ed in alcuni punti canneto che testimoniano comunque un'importante presenza di acqua.
Si incrocia qualche cane di media taglia libero, docile e che accompagna per un tratto di strada, a cavallo fra le due grosse ville (la prima a destra, la seconda a sinistra), sino ad una stradina ove sbucano due cani di piccola taglia il cui massimo agonismo è manifestato da continui latrati territoriali. Superate Sacconi e Verzara con contesti orografici e di villette con un po' di orto e piante ornamentali, ci si avvia verso Cappella, fra pollai a vocazione familiare ben tenuti, le vedute dei monti del Partenio ed anche dei lontani Picentini, assieme al più vicino ambiente collinare ed un tratto di asfalto letteralmente crollata in un tratto di carreggiata prossimo ai prati ed altri in preda a spaccature. Arrivati in piazzetta, ove è ubicata la Chiesa della Madonna del Carmelo (unica di tutte le frazioni attraversate), si ammirano colline ed alture in direzione Sannio dal belvedere e una colonia felina intenta a nutrirsi, fra poche case e qualche rudere ormai diroccato. Si prosegue ancora fra tornanti osservando qualche cane purtroppo attaccato alla catena in proprietà chiuse e recintate, ulivi, pruni in fiore, la veduta dei profili del Monte Vallatrone sino a giungere ad un'abitazione cui appare una tuglia la cui chioma rassomiglia ad uno spaventapasseri (con il buio ad un grosso spettro).
Terminate le varie fioriture di lavanda, borragine e varie di colore giallo, ci si incammina verso la parte centrale del borgo, con l'obiettivo del castello.
Si incontra sulla sinistra di un piazzale con scalinata la Chiesa Madre della Santissima Annunziata, sul corso principale che attraversa il borgo longobardo . La facciata laterale si dispone lungo la strada, mentre quella frontale, con l'accesso alla chiesa, si apre su un ampio sagrato rialzato con scalinata. L'immagine della facciata frontale è caratterizzata dal materializzarsi dello spazio interno, della navata di sinistra, e di quella centrale, a cui si affianca la sagoma del campanile, corpo di poco più alto del volume centrale.
In breve, si raggiunge il Castello di Pietrastornina: sorto sulla grossa guglia rocciosa che corona l'abitato del borgo medioevale se ne ebbe notizia, per la prima volta, in un atto di donazione fatto dal principe longobardo Arechi II nel novembre del 774 al monastero femminile di Santa Sofia. Purtroppo, Il fortilizio odierno si presenta solo con dei ruderi informi; un tempo si componeva di almeno due corpi di fabbrica, di diverse dimensioni, posti a quote differenti sulla rupe ed un sistema di camminamenti fatto di ripide scalinate adattate e ricavate nella roccia, quindi i vari bastioni murari estendevano all'intera rupe il sistema difensivo. In questo modo ogni anfratto e sperone roccioso erano sfruttati e conformati allo scopo strategico, esulando pertanto da una qualsiasi tipizzazione precostituita e facendo della stessa guglia rocciosa, che si erge per più di 60 metri con le sue pareti a strapiombo, la fortificazione vera e propria. Dopo il periodo longobardo, il fortilizio ricompare nelle fonti documentarie nell'autunno del 1239, quando sotto l'amministrazione statale di Federico II di Svevia, venne inclusa la fortificazione rupestre nella lista dei cosiddetti "Castra exempta". L'undici febbraio del 1837, l'amministrazione decurionale di Pietrastornina decise l'abbattimento del castello perché i suoi ruderi costituivano un costante pericolo per le abitazioni dell'abitato sottostante; dello stato avanzato di rudere del castello ne è conferma la decisione di non redigere, prima della demolizione, "alcun registro dei materiali perché non v'erano legnami né sassi, ma solo muraglie infarcite e collabenti".
Questo fu il destino del castello, oggi apprezzabile con un po' di immaginazione sull'omonima via. Si ritorna nella parte più centrale del borgo, ove sorgono municipio ed un campanile provvisto di un quadro di orologio per incamminarsi verso il campo sportivo e scendere verso via Salvatori, con i panorami ed i contesti agresti già precedentemente descritti. Il cielo inizia ad imbrunire, si attraversa anche un ricovero deputato all'allevamento di cani e qualche grugnito dei cinghiali di zona (non incontrati, comunque), per rimettersi sulla coda di Verzara e rientrare. Tutta questa parte di tragitto avviene in discesa, con un'unica parte di salitina concentrata che si supera agevolmente, soprattutto dopo aver riasfaltato la strada, la cui caratteristica distintiva erano le buche e lo sbrecciato.
Nel corso del cammino si attraverseranno le frazioni di Starza, Sacconi, Verzara, Cappella, Case Mabili, Case Rossi e Due Strade, interamente contenute sulla SP 166
Il primo km di Starza è caratteristico per il passaggio sul ponte del torrente Starza che sfocia in una fonte raggiungibile in una delle vie collaterali del luogo e che incide sull'irrigazione dei campi e delle colture di vario genere dell'area; a pochi km si incontrano sulla sx le rovine di una vecchia cartiera ormai infestata dalla vegetazione e di cui non si possiedono particolari informazioni da alcuna fonte, ad eccezione di un timido cartello che la indica. Si costeggia l'abitato di Starza e la salita inizia a sentirsi di più nei tornanti caratterizzati soprattutto dalla presenza di ulivi, di spogli pioppi argentati, dei pruni in fioritura bianca accompagnati da erba spontanea, borragine, tarassaco, rovi di mora ed in alcuni punti canneto che testimoniano comunque un'importante presenza di acqua.
Si incrocia qualche cane di media taglia libero, docile e che accompagna per un tratto di strada, a cavallo fra le due grosse ville (la prima a destra, la seconda a sinistra), sino ad una stradina ove sbucano due cani di piccola taglia il cui massimo agonismo è manifestato da continui latrati territoriali. Superate Sacconi e Verzara con contesti orografici e di villette con un po' di orto e piante ornamentali, ci si avvia verso Cappella, fra pollai a vocazione familiare ben tenuti, le vedute dei monti del Partenio ed anche dei lontani Picentini, assieme al più vicino ambiente collinare ed un tratto di asfalto letteralmente crollata in un tratto di carreggiata prossimo ai prati ed altri in preda a spaccature. Arrivati in piazzetta, ove è ubicata la Chiesa della Madonna del Carmelo (unica di tutte le frazioni attraversate), si ammirano colline ed alture in direzione Sannio dal belvedere e una colonia felina intenta a nutrirsi, fra poche case e qualche rudere ormai diroccato. Si prosegue ancora fra tornanti osservando qualche cane purtroppo attaccato alla catena in proprietà chiuse e recintate, ulivi, pruni in fiore, la veduta dei profili del Monte Vallatrone sino a giungere ad un'abitazione cui appare una tuglia la cui chioma rassomiglia ad uno spaventapasseri (con il buio ad un grosso spettro).
Terminate le varie fioriture di lavanda, borragine e varie di colore giallo, ci si incammina verso la parte centrale del borgo, con l'obiettivo del castello.
Si incontra sulla sinistra di un piazzale con scalinata la Chiesa Madre della Santissima Annunziata, sul corso principale che attraversa il borgo longobardo . La facciata laterale si dispone lungo la strada, mentre quella frontale, con l'accesso alla chiesa, si apre su un ampio sagrato rialzato con scalinata. L'immagine della facciata frontale è caratterizzata dal materializzarsi dello spazio interno, della navata di sinistra, e di quella centrale, a cui si affianca la sagoma del campanile, corpo di poco più alto del volume centrale.
In breve, si raggiunge il Castello di Pietrastornina: sorto sulla grossa guglia rocciosa che corona l'abitato del borgo medioevale se ne ebbe notizia, per la prima volta, in un atto di donazione fatto dal principe longobardo Arechi II nel novembre del 774 al monastero femminile di Santa Sofia. Purtroppo, Il fortilizio odierno si presenta solo con dei ruderi informi; un tempo si componeva di almeno due corpi di fabbrica, di diverse dimensioni, posti a quote differenti sulla rupe ed un sistema di camminamenti fatto di ripide scalinate adattate e ricavate nella roccia, quindi i vari bastioni murari estendevano all'intera rupe il sistema difensivo. In questo modo ogni anfratto e sperone roccioso erano sfruttati e conformati allo scopo strategico, esulando pertanto da una qualsiasi tipizzazione precostituita e facendo della stessa guglia rocciosa, che si erge per più di 60 metri con le sue pareti a strapiombo, la fortificazione vera e propria. Dopo il periodo longobardo, il fortilizio ricompare nelle fonti documentarie nell'autunno del 1239, quando sotto l'amministrazione statale di Federico II di Svevia, venne inclusa la fortificazione rupestre nella lista dei cosiddetti "Castra exempta". L'undici febbraio del 1837, l'amministrazione decurionale di Pietrastornina decise l'abbattimento del castello perché i suoi ruderi costituivano un costante pericolo per le abitazioni dell'abitato sottostante; dello stato avanzato di rudere del castello ne è conferma la decisione di non redigere, prima della demolizione, "alcun registro dei materiali perché non v'erano legnami né sassi, ma solo muraglie infarcite e collabenti".
Questo fu il destino del castello, oggi apprezzabile con un po' di immaginazione sull'omonima via. Si ritorna nella parte più centrale del borgo, ove sorgono municipio ed un campanile provvisto di un quadro di orologio per incamminarsi verso il campo sportivo e scendere verso via Salvatori, con i panorami ed i contesti agresti già precedentemente descritti. Il cielo inizia ad imbrunire, si attraversa anche un ricovero deputato all'allevamento di cani e qualche grugnito dei cinghiali di zona (non incontrati, comunque), per rimettersi sulla coda di Verzara e rientrare. Tutta questa parte di tragitto avviene in discesa, con un'unica parte di salitina concentrata che si supera agevolmente, soprattutto dopo aver riasfaltato la strada, la cui caratteristica distintiva erano le buche e lo sbrecciato.
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Comments (3)
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Very nice trail and beautiful photos, congratulations my friend
Bonita ruta. Gracias por compartir. Un abrazo
Muchas gracias, Emilio y Mehdi! Un abrazo