Anello Monte Pino, Castrum Pini, Castello di Gragnano e Valle dei Mulini da Pimonte (NA)
near Franche, Campania (Italia)
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Itinerary description
Anello di allenamento nel Parco dei Monti Lattari, il cui giro comprende prevalentemente ruderi ed attività legati ad un lontano passato nel comprensorio di Monte Pino, in particolare il Convento San Giacomo Castrum Pini, Castello di Gragnano e Valle dei Mulini.
Il movimento comprende parti in terreno, pietre, rocce ed asfalto per rendere il tutto maggiormente dinamico anche nei panorami apprezzati in passaggi effettuati senza fretta, perdendosi nei tempi passati, in 10 km che sono una distanza praticabile da molti escursionisti/sportivi/appassionati.
La partenza avviene da una traversa della Strada Regionale 366 Agerolese, Viale Antonio Vuolo che andrà seguita sino a svoltare a dx a Via San Nicola, scendendo sino a Valle del Lavatoio ove sono presenti costruzioni in legno che richiamano la vitalità delle botteghe e dei mestieri che prendono forma completa nel periodo natalizio, momento di presepe vivente a Pimonte: in aggiunta agli antichi ponticelli in pietra che sormontano e garantiscono il passaggio sul Torrente Vernotico, con i suoi dolci salti ed il gorgoglio che si apprezza in condizioni di solitudine, creano un'atmosfera molto suggestiva. già "palpabile" nel momento in cui si incontrano le colonne in pietra poste al di sotto di una falesia nel cui anfratto è inserito presumibilmente un presepe. Si oltrepassano due ponticelli sul versante opposto della valle, compiendo letteralmente un movimento ad U, si ammirano altre botteghe sulla sponda opposta del torrente rispetto al passaggio a piedi, accompagnati da alberi di castagno e soprattutto felci ed altre piante che prediligono gli ambienti fluviali, per iniziare l'ascesa su un terreno scuro, fertile, profondi e tipicamente ricco di sostanza organica, tanto da mantenere un florido castagneto che lascia le sue tracce autunnali sul terreno. Ci si inerpica su una serie di svolte al cui terreno si aggiungono delle roccette che talvolta ne divengono anche fondo, all'indomani di un dì di pioggia, con movimento regolare e non rapido per evitare scivoloni ed inzaccherarsi, evenienza poco gradita anche per le frequenti deiezioni animali che accompagnano il terreno: le svolte non sono sempre evidenti, in assenza di segni CAI che comunque accompagnano i primi movimenti, anche per la presenza di tratturi, probabilmente solcati dal passaggio di grossi animali, che traggono in inganno.
Al km 1,3 si compie una svolta a dx, passando dal CAI 332 B al CAI 332, conosciuto come sentiero dei Cavalieri, tendendo come punto di riferimento un fusto mozzo di castagno (nel periodo primaverile con crescita di ciclamini, compagni di viaggio per qualche altro metro), che evolverà da un ambiente di sottobosco fatto di svolte e passaggi fra roccette in un'ampia carrareccia dal fondo di sassi e modica pietraia che sarà parallelamente accompagnata da tratturini che decorrono andandosi a ricongiungere con essa: ne è un esempio quello che si imbocca nel momento in cui si lascia la carrozzabile principale per andare ad osservare al km 1,6 la diruta cappella di San Giacomo, della quale si apprezzano ormai la mura bianche a secco e soprattutto la veduta verso la cresta di Monte Faito che diviene ancor più riconoscibile dagli speroni che caratterizzano Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi con le sue particolari cime.
Si continua, verso Monte Pino, ove sorge il Castrum Pini, fondato alla metà del X secolo in posizione isolata a controllo del valico tra Castellammare e Amalfi e riparato su disposizione di Federico II nel 1241. Si tenta una via collaterale piuttosto impervia e poco stabile nella costituzione del terreno, per poi ritornare su carrareccia e raggiungerlo regolarmente con il CAI 332 C, superando una prima barriera simile ad un'antica torre di ingresso per apprezzare questi ruderi e quelli dell'ormai diroccante e quasi traballante vestigia della torre, raggiungibile attraverso scale in legno. Sulla sommità di Monte Pino si apprezza anche la chiesa della Madonna del Pino Ciò consentiva il controllo di tutta la Conca e si dimostrò valido centro di difesa, quando agli inizi dell’ XI secolo schiere di Longobardi invasero il territorio rendendo incoltivabili le terre di pertinenza del castello. Attorno al Castello di Pino, edificata della famiglia D’Angillano, su una presistente cappella (alla quale si accedeva tramite una scala) nel 1317: la struttura è un gotico a tre navi con lastrico antico, gravemente danneggiata dal sisma del 1931 e, soprattutto dal quello del 1980 ed attualmente visibile solo durante il periodo pasquale. A tale contesto si aggiungono le vedute a N-NE di Monte Muto e Monte Sant'Erasmo, a S quelle di Colle Garofalo e l'immancabile gigante dei Lattari. Si prosegue più avanti, in direzione E-NE, con la traccia che diviene più diradata, se non si osservasse qualche estemporaneo segno CAI che decorre fra alberi e roccette (non va presa la larga strada bianca che conduce ad un diroccato rudere rurale ove è stata istallata anche una vasca di raccolta di acqua per gli ovini che stanziano sul luogo, protetti da un cane guardiano che non sembra avere reali intenzioni aggressive con il continuo abbaiare), sino a sbucare in un sentiero individuabile, a dx, per segno CAI sul muretto di una proprietà privata ed una fonte. Si decorre per un po' per una salita fatta di roccette e pietraia, sino ad osservare la comparsa di più sentieri, con quello principale quasi completamente invaso da tronchi e rami tagliati che comporta un primo aggiramento attraverso una via cui si intercetta fra la vegetazione anche la presenza di rovi e ortiche.
Il segno CAI su un masso indica il prosieguo, tuttavia questa forma di inquinamento e prepotente occupazione di quello che fu un tempo un basolato, suggerisce di proseguire l'allenamento tornando indietro rispetto alla tappa di Colle Carpineto, per sbucare da un ampio sentiero, prima in terreno, poi strada bianca, costeggiando allevamenti rurali e qualche coltura (piselli e fagioli, in tal periodo) per sbucare sulla millenaria Chiesa di Santa Maria Assunta, a Gragnano, situata nell'ex castello.
Trovata chiusa, se ne apprezza qualche dettaglio ed il panorama sui Lattari dal suo Piazzale, per incamminarsi sulle serpentine di sampietrini che portano sino a Valle dei Mulini: si reincrocia il Vernotico e si ammira l'imponente Mulino Forma che rimanda ai tempi in cui avveniva la produzione di farina da grano duro (soppiantata dai pastifici che preferirono utilizzare per le proprie fabbricazioni grano tenero) e subito dopo le rovine degli archi dell'antico acquedotto.
Si risale da una serie di scalini e poi un regolare sentierino che si conclude con altri scalini sino al centro urbano per riprendere la SR 366 e concludere un giro appagante per panorami ed elementi storico-culturali, cui sono richieste comunque buone doti di orientamento in alcuni passaggi ed adeguate calzature.
Il movimento comprende parti in terreno, pietre, rocce ed asfalto per rendere il tutto maggiormente dinamico anche nei panorami apprezzati in passaggi effettuati senza fretta, perdendosi nei tempi passati, in 10 km che sono una distanza praticabile da molti escursionisti/sportivi/appassionati.
La partenza avviene da una traversa della Strada Regionale 366 Agerolese, Viale Antonio Vuolo che andrà seguita sino a svoltare a dx a Via San Nicola, scendendo sino a Valle del Lavatoio ove sono presenti costruzioni in legno che richiamano la vitalità delle botteghe e dei mestieri che prendono forma completa nel periodo natalizio, momento di presepe vivente a Pimonte: in aggiunta agli antichi ponticelli in pietra che sormontano e garantiscono il passaggio sul Torrente Vernotico, con i suoi dolci salti ed il gorgoglio che si apprezza in condizioni di solitudine, creano un'atmosfera molto suggestiva. già "palpabile" nel momento in cui si incontrano le colonne in pietra poste al di sotto di una falesia nel cui anfratto è inserito presumibilmente un presepe. Si oltrepassano due ponticelli sul versante opposto della valle, compiendo letteralmente un movimento ad U, si ammirano altre botteghe sulla sponda opposta del torrente rispetto al passaggio a piedi, accompagnati da alberi di castagno e soprattutto felci ed altre piante che prediligono gli ambienti fluviali, per iniziare l'ascesa su un terreno scuro, fertile, profondi e tipicamente ricco di sostanza organica, tanto da mantenere un florido castagneto che lascia le sue tracce autunnali sul terreno. Ci si inerpica su una serie di svolte al cui terreno si aggiungono delle roccette che talvolta ne divengono anche fondo, all'indomani di un dì di pioggia, con movimento regolare e non rapido per evitare scivoloni ed inzaccherarsi, evenienza poco gradita anche per le frequenti deiezioni animali che accompagnano il terreno: le svolte non sono sempre evidenti, in assenza di segni CAI che comunque accompagnano i primi movimenti, anche per la presenza di tratturi, probabilmente solcati dal passaggio di grossi animali, che traggono in inganno.
Al km 1,3 si compie una svolta a dx, passando dal CAI 332 B al CAI 332, conosciuto come sentiero dei Cavalieri, tendendo come punto di riferimento un fusto mozzo di castagno (nel periodo primaverile con crescita di ciclamini, compagni di viaggio per qualche altro metro), che evolverà da un ambiente di sottobosco fatto di svolte e passaggi fra roccette in un'ampia carrareccia dal fondo di sassi e modica pietraia che sarà parallelamente accompagnata da tratturini che decorrono andandosi a ricongiungere con essa: ne è un esempio quello che si imbocca nel momento in cui si lascia la carrozzabile principale per andare ad osservare al km 1,6 la diruta cappella di San Giacomo, della quale si apprezzano ormai la mura bianche a secco e soprattutto la veduta verso la cresta di Monte Faito che diviene ancor più riconoscibile dagli speroni che caratterizzano Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi con le sue particolari cime.
Si continua, verso Monte Pino, ove sorge il Castrum Pini, fondato alla metà del X secolo in posizione isolata a controllo del valico tra Castellammare e Amalfi e riparato su disposizione di Federico II nel 1241. Si tenta una via collaterale piuttosto impervia e poco stabile nella costituzione del terreno, per poi ritornare su carrareccia e raggiungerlo regolarmente con il CAI 332 C, superando una prima barriera simile ad un'antica torre di ingresso per apprezzare questi ruderi e quelli dell'ormai diroccante e quasi traballante vestigia della torre, raggiungibile attraverso scale in legno. Sulla sommità di Monte Pino si apprezza anche la chiesa della Madonna del Pino Ciò consentiva il controllo di tutta la Conca e si dimostrò valido centro di difesa, quando agli inizi dell’ XI secolo schiere di Longobardi invasero il territorio rendendo incoltivabili le terre di pertinenza del castello. Attorno al Castello di Pino, edificata della famiglia D’Angillano, su una presistente cappella (alla quale si accedeva tramite una scala) nel 1317: la struttura è un gotico a tre navi con lastrico antico, gravemente danneggiata dal sisma del 1931 e, soprattutto dal quello del 1980 ed attualmente visibile solo durante il periodo pasquale. A tale contesto si aggiungono le vedute a N-NE di Monte Muto e Monte Sant'Erasmo, a S quelle di Colle Garofalo e l'immancabile gigante dei Lattari. Si prosegue più avanti, in direzione E-NE, con la traccia che diviene più diradata, se non si osservasse qualche estemporaneo segno CAI che decorre fra alberi e roccette (non va presa la larga strada bianca che conduce ad un diroccato rudere rurale ove è stata istallata anche una vasca di raccolta di acqua per gli ovini che stanziano sul luogo, protetti da un cane guardiano che non sembra avere reali intenzioni aggressive con il continuo abbaiare), sino a sbucare in un sentiero individuabile, a dx, per segno CAI sul muretto di una proprietà privata ed una fonte. Si decorre per un po' per una salita fatta di roccette e pietraia, sino ad osservare la comparsa di più sentieri, con quello principale quasi completamente invaso da tronchi e rami tagliati che comporta un primo aggiramento attraverso una via cui si intercetta fra la vegetazione anche la presenza di rovi e ortiche.
Il segno CAI su un masso indica il prosieguo, tuttavia questa forma di inquinamento e prepotente occupazione di quello che fu un tempo un basolato, suggerisce di proseguire l'allenamento tornando indietro rispetto alla tappa di Colle Carpineto, per sbucare da un ampio sentiero, prima in terreno, poi strada bianca, costeggiando allevamenti rurali e qualche coltura (piselli e fagioli, in tal periodo) per sbucare sulla millenaria Chiesa di Santa Maria Assunta, a Gragnano, situata nell'ex castello.
Trovata chiusa, se ne apprezza qualche dettaglio ed il panorama sui Lattari dal suo Piazzale, per incamminarsi sulle serpentine di sampietrini che portano sino a Valle dei Mulini: si reincrocia il Vernotico e si ammira l'imponente Mulino Forma che rimanda ai tempi in cui avveniva la produzione di farina da grano duro (soppiantata dai pastifici che preferirono utilizzare per le proprie fabbricazioni grano tenero) e subito dopo le rovine degli archi dell'antico acquedotto.
Si risale da una serie di scalini e poi un regolare sentierino che si conclude con altri scalini sino al centro urbano per riprendere la SR 366 e concludere un giro appagante per panorami ed elementi storico-culturali, cui sono richieste comunque buone doti di orientamento in alcuni passaggi ed adeguate calzature.
Waypoints
Comments (11)
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Muchas felicidades amigo Marchese por tan bella ruta.
Guardo un especial recuerdo del Piamonte.
Hace unos años corrí en BTT allí mismo y durante una semana el IRON BIKE una de las pruebas más duras y fascinantes del mundo.
Un fuerte abrazo!!’
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Information
Easy to follow
Scenery
Moderate
Allenamento tra punti di interesse storici e naturalistici, bellissima visuale sulla costiera sorrentina ed i complessi montani circostanti, in primis il Catiello, il Canino ed il Molare.
una bonita ruta con sitios interesantes como el Castrum Pini y el molino con su acueducto gracias por compartir saludos
Bonito recorrido con bellas fotografías .
Gracias por compartir experiencias amigo
Muchas gracias California, Susy, MPuet y Sara! No es el Piamonte, con sus hermosos Alpes, pero he estado en los Apeninos, en los Montes Lattari. Me alegra que hayas disfrutado de un desafío tan bueno como agotador. El Valle de los Molinos tiene mucha historia para el procesamiento del trigo que se remonta a 1300: por la noche, cuando se iluminan con luces que varían después de un cierto período de tiempo su color, la atmósfera es aún más fascinante. Un abrazo a todos.
Espléndido camino. Encontarse por el mismo con esas construcciones rocosas antiguas es toda una experiencia. Además el Castillo de Pino que has fotografiado está increíble. El arco antiguo del acueducto también luce fenomenal. Gracias por compartir tu experiencia. Un fuerte abrazo!
Espléndido camino. Encontarse por el mismo con esas construcciones rocosas antiguas es toda una experiencia. Además el Castillo de Pino que has fotografiado está increíble. El arco antiguo del acueducto también luce fenomenal. Gracias por compartir tu experiencia. Un fuerte abrazo!
Muchas gracias Alfredo por la evaluación y sobre todo por tomarse el tiempo para apreciar las antiguas actividades de este territorio. Un abrazo!
Bonita ruta con muchas cosas que ver. Un abrazo
Un bellissimo sentiero nel bosco, con immagini spettacolari. Congratulazioni mio caro amico e grazie per la condivisione.
Grazie mille Emilio e Mohammad, un abbraccio ad entrambi!