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Gudo Visconti

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Trail stats

Distance
11.59 mi
Elevation gain
3 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
3 ft
Max elevation
437 ft
TrailRank 
61
Min elevation
314 ft
Trail type
Loop
Moving time
3 hours 42 minutes
Time
4 hours 7 minutes
Coordinates
3240
Uploaded
January 7, 2023
Recorded
January 2023
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near Gudo Visconti, Lombardia (Italia)

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Itinerary description

Imponesi quel dono al bel cimero,
bascia ’l fanciullo e segue la sua via.
Ben col destriero va, ma col pensero
vola di questa in quella fantasia;
studia de l’erbe intender il mistero
né mai si ferma in una allegoria;
e giá qualche indovino aver delibra,
che d’un secreto tal gli apra le fibra.

[p. 59]

64
Non tanta commentaria sopra ’l Sesto,
Decreti, Decretali e Pisanelle,
di Galafron la figlia, e tutto ’l resto
aedificarunt fratres e sorelle,
quanta facea Milone su quel testo
de le confuse erbette e rose belle;
né mai vi ha fine, come fa ’l scotista
contra l'utrum e probo del tomista.

Finge chimere, sogni e fantasie,
quali non pose mai Merlin Cocaio,
lo qual di Cingar sotto le bugie
scrisse, che piú mai fece alcun notaio,
d’alcuni menchionazzi le pazzie,
che intendon rari, ed io son il primaio
che l’ho provate e forse ancora scritte
fra genti negre, macilenti, afflitte.
66
Ma pervenuto giá dov’è ’l bagordo,
voltosse a lui ciascuno a grand’onore.
Lo pazzo volgo, di veder ingordo,
senza pensarvi su, vien a rumore;
a le cui voci e gridi fatt’è sordo
co’ circostanti l’alto imperatore.
Milon tocca ’l destrier, e quello in alto
ben vinti piedi spicca un doppio salto


Percosse ’l ciel un sono via mischiato
di varie voci, trombe, plausi e corni,
quand’egli fece il salto smisurato
e reverenzia ai biondi capei adorni
de le dongelle, ove, il suo dono grato
esser stato mirando, e come adorni
ben l’elmo del suo dolce amor Milone,
Berta sola si trasse ad un balcone.

68
Chiamasi accanto la sua camarera,
la quale, de le donne contra l’uso,
c’hanno la lingua in dir via piú leggiera
del deto a l’ago, a la conocchia, al fuso,
de’ suoi secreti consapevol era,
tenendo un buco aperto, l’altro chiuso.
— Dimme, Frosina mia, che parti d’ello?
fu mai né ’l piú gagliardo né ’l piú bello
le sue forze, a la sua pulcritudine
ben mostra nato sia d’un Marte e Venere.
Oh s’egli sceglie ben l’amaritudine
de l’erbe e fior, c’ha in capo acerbe e tenere!
Verd’è l’amor, ma se vicissitudine
non ha, qual è dolor che piú s’ingenere
acerbo e piú mortal in ciascun’anima?
Qual fier destino piú un bel volto exanima? —
70
Cosi, mentr’ella si rallegra e duole
e mescie il dolce insieme con l’amaro,
vien detto al gran Milone, che la prole
spagnarda e maganzesca scavalcaro
d’accordo i piú gagliardi, perché vole
Ginamo, tributando col dinaro
e quest’e quello capitan spagnolo,
restar in lizza vincitore solo.
71
Milon prudente al volgo non risponde,
ma, vòlto il freno ad un vecchio palaccio,
entravi dentro e for di certe fronde
trasse un lungo truncone ch’al suo braccio
grosso, verde, nodoso corrisponde,
per mostrar che ’l diamante come un giaccio
potrebbesi spezzare con quel stecco,
contra ’l senso di Plinio, senza ’l becco.
Gitta la lanza, e con un stran saluto
vòl salutarne mille, non che un matto.
Quando la turba lunge ebbel veduto
col codicil senza notar contratto,
ridea dicendo: — Quest’ è ben dovuto
che ’n miglior forma il scritto sia ritratto! —
Or Balugante lascia star Anione,
veduto ch’ebbe in lizza entrar Milone.
73
L’asta ch’accortamente avea servata
in piú opportuno tempo sin allora,
tosto ripiglia, ed in Milon dricciata,
spera il menchion di sella trarlo fora.
Milon che ’l vede, leva il ciglio e guata
prima colei che tanto l’innamora,
poi contra l’arroganzia che gli viene,
abbassa il legno con sue forze piene.




Era Lodovico Settala , il primo dei medici e dei filosofi, e letterato esimio (1). Alla dignità dell'arte sua ag
e
mediante la voce d' alcuni Medici puoco ben intenzionati alla salute piiblica, li quali per li carobij attestauano attestauano non essere contagio pestilente, ne loro conoscere altra peste che quella dell'aria; el che questa mortalità copiosa di persone dependeua dalla mala regola et penuria del vivere questi duoi anni prossimi passati.... Laonde la plebe insupata ed imbibita da questa illusione, cominciò a sparlare di questi fisici (che ritenevano vera la peste), li quali quando per sciagura transitavano i carobij gli trattavano con male, et disoneste parole; et a tale petulanza arrivò questa plebe, che non vi mancò con le pietre restassero percossi.
(Tadino, pag. 83.) (1) Lodovico Settala fu uno de' più celebri medici dell' età sua , benemerito della patria per lo zelo con cui esercitò la medicina , specialmente duranti le due pesti.
Nato nel 1552, ebbe per madre una Riva, figlia di Gian Francesco, giurecousulto riputatissimo all'università di Pavia. Ivi i primi studj, continuandoli a Torino ed a Milano nelle scuole Canobiane. Laureato che fu , entrò nel collegio medico nel 1573, e quasi subito venne nominato lettore all'Università di Pavia, ma scoppiata la peste nel 1576, lasciò la cattedra per servire più utilmente il suo paese. In quel tempo (scrive il Seltala nel Trattato della peste) il Grande Arcivescovo, che confortava con divina carila i moribondi milanesi, destando ammirazione universale, mi volle, con indicibile benignità, compagno all'e
simia opera.
Egli coadjavò con tanto sapere e premura il Borromeo, che acquistò fama di dotto e caritatevole medico, non solo in patria , ma in tutta Italia e fuori. I principi facevano a gara per a vere il Seltala : nel 1608 il duca di Baviera gli fece offrire la calledra primaria filosofia nell'Università d'Ingolstadt. Il duca di Toscana lo voleva professore a Pisa. Il Senato di Bologna gli esibi 1200 zecchini di stipendio qualora si recasse a quella famosa Universilà. Il Senato di Venezia instava per fargli accettare una cattedra di medicina a Padova. Ma egli rifiutò costantemente tali lusinghiere profferte, non volendo abbandonare la sua Milano. E insistendo il Senato di Venezia perchè iodicasse almeno un uomo degno della cattedra ricusata, egli suggeriva il dottissimo Santorio, il quale giustificò la sua scelta. Nel 1619 il re di Spagna nominollo protofisico di tutto lo Stato di Milano, ricompeosa weritata colla sua dottrina e le sue virtù.
giungeva una vita illibata, ed il disprezzo del denaro ogni qual volta veniva chiamato dai poveri o dai letterati ed ami
Allorchè scoppiò la peste pel 1630 , il Settala, benchè toccasse ormai l' oltantesimo anno, si adoperò con gran zelo coine capo del magistralo di Sanità per attivare le più energiche misure onde frenare il contagio. Ma ebbe il dolore di vedersi non creduto apzi insultato dal popolo, malgrado la venerazione procacciatagli dal sapere e dai beneficj resi a'concittadini. Non s'avvili perciò, e durante quel contagio, giovò colla sua sperieoza, poichè la vecchiaja non gli consentiva di giovare coll'operosità. Uscito illeso , il Settala chiuse , il 12 settembre 1633, la sua longa e onorata carriera, lasciando nome di valente medico e d'ottimo cittadino.
Allorchè scoppiò la peste pel 1630 , il Settala, benchè toccasse ormai l' oltantesimo anno, si adoperò con gran zelo coine capo del magistralo di Sanità per attivare le più energiche misure onde frenare il contagio. Ma ebbe il dolore di vedersi non creduto apzi insultato dal popolo, malgrado la venerazione procacciatagli dal sapere e dai beneficj resi a'concittadini. Non s'avvili perciò, e durante quel contagio, giovò colla sua sperieoza, poichè la vecchiaja non gli consentiva di giovare coll'operosità. Uscito illeso , il Settala chiuse , il 12 settembre 1633, la sua longa e onorata carriera, lasciando nome di valente medico e d'ottimo cittadino.
Scrisse molte opere , nelle quali traspare ingegno ed erudizione, ma riziate dagli errori in allora comuni nelle scienze mediche. Il progresso di queste, e un po' il riproverole dispregio quanto è antico, le fece cadere oggidi in totale dimenticanza. Se ne può leggere il catalogo nell'Argelati. Bibliot. Script. Mediol.
Lodovico Settala riposa nel tumulo de' suoi maggiori in San Nazzaro, dove, quarant'anni dopo la sua morte, i figli gli posero una lapide, la quale orà trovasi in sacristia, ivi con altre locata nell'anno 1830 quando ristaurossi quella basilica. Vi si legge una gonfia iscrizione, piena di bisticci, secondo il pessimo gusto del seicento, la quale, tradotta in italiano, suona così :
D. 0. M.
A LODOVICO SETTALA
PER SPLENDORI DI NOBILTÀ E DOTTRINA CHIARISSIMO

ARCHIATRO DI FILIPPO RE DI SPAGNA
CITTADINO E SALVATORE DI MILANO
CHE VINSE LA MORTE QUANTE VOLTE VOLLE
E LA VINSE QUANTE VOLTE APPRESTO' RIMEDJ
PUGNANTE COI MORBI E COLLA MORTE

COLLE SUE LUCUBRAZIONI
ANCHE DOPO LA DOMATA PESTE
PADRE AMANTISSIMO E DOTTISSIMO
I FIGLI CARLO VESCOVO DI CORTONA

E
ANTONIO INSIGNITO PIU' VOLTE D'ONORI MUNICIPALI

OFFRONO TRIBUTO DI LAGRIME
MANFREDO POI CANONICO DI QUESTA BASILICA
NEL DOMICILIO DELLA
SUA IMMORTALITÀ
UN MONUMENTO IMMORTALE

POSE
AI PRIMI IDI D’AGOSTO
.L'ANNO INTERCALARE MDCLXXII

ci, menomo questo de' suoi pregi. Vecchio e sommamente autorevole per l'esattezza de' suoi pronostici, l'Ippocrate del secol nostro godeva un'illimitata fiducia anche tra i più circospetti, e la plebe l'aveva in gran venerazione prima ch'ella s’infatuasse nella sua pazza credenza. Un giorno che il Settala recavasi a visitare i suoi ammalati in lettiga, a cagione della vecchiaja, fu insultato con tali urli da' facchini e donnicciuole, che i portatori della lettiga, temendo per la sua vita, entrati nella vicina casa d'un amico, vi si trattennero finchè, que tato il subbuglio, quei mascalzoni si fossero dispersi. Vociferavano tutti in coro, essere il protofisico capo di coloro che asserivano vera la peste, spargere egli colla barba e col cipiglio il terrore in tutta la città, affinchè non rimanesse in ozio la turba de' medici e si trovasse modo da occuparli. In tal guisa l' ottimo vecchio, che aveva salvata la vita ad un gran numero di persone colla perizia dell'arte e col largire il proprio denaro, corse un grave pericolo per la stolidaggine e la pelulanza del volgo. Il quale non insulto lui solo, ma gli stessi tribunali e la santa giustizia, osando deludere le leggi sanitarie come inutili ed ispirate dal solo timore alle pubbliche autorità.
XV

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Cappella Madonna della pace

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Naviglio di Bereguardo

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Cascina Ticinello

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