Dolomiti Gruppo del Sorapiss (anche Sorapis o Sorapíš): Rifugio Alfonso Vandelli e Lago del Sorapis da Federavecchia
near Federavecchia, Veneto (Italia)
Viewed 1406 times, downloaded 17 times
Trail photos
Itinerary description
Ciaspolata molto tecnica e di scoperta.
La tecnica non è riferita tanto alla progressione di camminata, perché le ciaspole hanno comunque dei limiti ben precisi sul tipo di terreno dove ci si può spingere: è difficile per i vari tratti molto esposti che richiedono una “super-attenta” valutazione del manto nevoso.
La scoperta è … come sarà in pieno inverno e in piena solitudine uno dei posti più frequentati e dai colori più elettrizzanti di tutte le Dolomiti?
Visto il tipo di itinerario, le impressioni di difficoltà possono essere molto diverse di volta in volta, a seconda della quantità e del tipo di neve.
In questo caso c’era tanta neve coprente dal primo all’ultimo metro, e di fatto ne è risultata una ciaspolata integrale: ho tolto le ciaspole solo per una trentina di metri in discesa sul primo ripido di accesso alla prima bancata (quindi ultimo ripido in discesa).
In ogni caso, serve meteo perfetto come visibilità, e regolare per trovare in discesa lo stesso tipo di neve trovata in salita.
Inoltre, a mio giudizio, è obbligatorio portarsi almeno la piccozza per procedere in sicurezza e fermarsi in caso di scivolate (io avevo con me piccozza e anche ramponi, ma i ramponi non ho dovuto usarli).
È ovvio che il bollettino valanghe deve essere ottimo, e che bisogna poi valutare metro per metro quello che si trova.
Io ero partito con l’idea di tornare indietro alla prima vera placca o piccolo lastrone che avessi trovato nei punti più inclinati ed esposti: il manto nevoso era più che regolare ed ho potuto avanzare.
Dunque, la relazione che segue vale solo per il 17 febbraio 2021 e serve per dare un’idea di massima dell’ambiente in cui ci si muove.
È un chiaro esempio di come un sentiero estivo tutto sommato facile non si trasformi automaticamente in una ciaspolata tranquilla.
La valutazione di difficoltà “per esperti” vale considerando la categoria ciaspolate cercando un periodo con neve coprente su tutto l’itinerario.
Salita al Rifugio Vandelli e al Lago del Sorapis lungo la direzione del sentiero CAI 217
Di fronte all’Hotel Cristallo si imbocca il ben noto sentiero CAI 217 che, dopo un primo tratto pianeggiante, prosegue in leggera discesa fin sotto un facile pendio in rado bosco.
In questo breve pendio ho visto più tracce battute, e ne ho seguite due diverse in salita e discesa.
Dopo il boschetto, in saliscendi dolce si arriva al teorico primo punto di svolta del CAI 217 e poco oltre si finisce sotto alcune cascate di ghiaccio: qui oggi finivano le tracce battute (ho cancellato dalla registrazione GPS la divagazione alle cascate di ghiaccio).
Qui, di fatto, ho incontrato l’unico problema di scelta di linea, perché il resto è obbligato o comunque intuitivo.
Con la neve non si può seguire esattamente la svolta del CAI 217 (che in ogni caso non è assolutamente visibile), e bisogna svoltare prima o dopo per rimontare sulla bancata che ritorna in salita in senso contrario rispetto alla direzione di arrivo.
Oggi, guardando dopo la svolta del CAI 217 in direzione delle cascate non ho visto soluzioni per la troppa neve che aveva creato un liscio piano inclinatissimo senza evidenti “linee ciaspolatorie” di passaggio.
Invece poco prima (forse un 50 metri circa) della svolta naturale del sentiero, il pendio (seppur molto ripido) era regolare e con buona neve, e soprattutto era molto evidente il bordo esterno della bancatina a cui ricollegarsi.
Dopo un paio di prove ho trovato la linea più giusta che, come sempre, finisce con 4/5 metri ripidissimi per rimontare sulla bancata: qui ho dovuto praticamente “scavarmi” una “mini-trincea” per passare, e il metodo funziona se con buona neve – qui in discesa ho tolto le ciaspole e ho camminato “delicatamente” per non sprofondare sui mughi che stanno sotto.
Raggiunta la bancatina si va verso destra: oggi, pur con tanta neve che logicamente “si spalma” un po’ da sopra, questo tratto non era molto inclinato lateralmente, e l’esposizione non dava preoccupazioni.
Si arriva al tornante sinistro che immette in un’altra bancata che va nella direzione definitiva verso più o meno sud-ovest.
Qui l’esposizione aumenta perché c’è un doppio salto visto che è una bancata sopra un’altra: però, anche qui, l’inclinazione laterale oggi era più che gestibile e con buona neve.
In breve si arriva a un ripido da risalire: circa 70/80/90 metri di dislivello, dipende da quanto bassi sulla bancata si inizia a risalire e quanto alti si taglia in testata per uscirne.
Oggi salita molto regolare, e soprattutto regolare anche la discesa.
L’uscita dalla testata verso sinistra è l’inizio del tratto più critico: se non si è ancora impugnata la piccozza, qui conviene prepararsi a farlo prima di iniziare a traversare.
Neanche qui ho tolto le ciaspole, ma credo sia un CASO FORTUNATO di neve veramente ottima: è molto più probabile doverle togliere per qualche decina di metri.
Dopo l’uscita già molto esposta dalla testata del ripido, inizia un traverso veramente molto inclinato per il “mondo ciaspole”, con qualche tratto sicuramente poco oltre i 30°: soprattutto è molto esposto, e senza piccozza non c’è sicurezza e, nel caso peggiore, non ci si ferma prima dei salti che stanno sotto.
Questo tratto chiave dall’uscita del ripido dovrebbe essere di poco più di 100 metri lineari, e qui è importante che la neve sia costante anche per l’ora di discesa (nessuna foto qui, c’è altro a cui pensare).
Poi una breve salitella e si entra in un circo di media difficoltà, poco inclinato lateralmente, fino a un “ripidino” che però si può superare con una doppia svolta su una linea naturale un po’ più appiattita.
Da qui si esce nel facile finale nel bosco, con tante gobbette da valutare non per la difficoltà ma per faticare meno ottimizzando le linee.
Sinceramente, con tanta neve profonda vergine, sono arrivato stanco a questo facile finale anche con il poco dislivello fatto.
Poi all’arrivo, per chi conosce il luogo in versione estiva (cioè quasi tutti), in piena stagione invernale sicuramente ci sarà una sensazione di “solitudine massima per contrasto”.
Sembra di essere nel “Grande Nord”: non mi sarei stupito di incontrare “Zanna Bianca”! 😊
Purtroppo sono stato lento e il sole se n’era già andato da sopra il Lago del Sorapis, ma d’inverno ci sta veramente poco, tanto che attraversandolo ho trovato neve profonda e per nulla trasformata.
**********
ATTENZIONE IN DISCESA PER TUTTO IL RIENTRO!
**********
La tecnica non è riferita tanto alla progressione di camminata, perché le ciaspole hanno comunque dei limiti ben precisi sul tipo di terreno dove ci si può spingere: è difficile per i vari tratti molto esposti che richiedono una “super-attenta” valutazione del manto nevoso.
La scoperta è … come sarà in pieno inverno e in piena solitudine uno dei posti più frequentati e dai colori più elettrizzanti di tutte le Dolomiti?
Visto il tipo di itinerario, le impressioni di difficoltà possono essere molto diverse di volta in volta, a seconda della quantità e del tipo di neve.
In questo caso c’era tanta neve coprente dal primo all’ultimo metro, e di fatto ne è risultata una ciaspolata integrale: ho tolto le ciaspole solo per una trentina di metri in discesa sul primo ripido di accesso alla prima bancata (quindi ultimo ripido in discesa).
In ogni caso, serve meteo perfetto come visibilità, e regolare per trovare in discesa lo stesso tipo di neve trovata in salita.
Inoltre, a mio giudizio, è obbligatorio portarsi almeno la piccozza per procedere in sicurezza e fermarsi in caso di scivolate (io avevo con me piccozza e anche ramponi, ma i ramponi non ho dovuto usarli).
È ovvio che il bollettino valanghe deve essere ottimo, e che bisogna poi valutare metro per metro quello che si trova.
Io ero partito con l’idea di tornare indietro alla prima vera placca o piccolo lastrone che avessi trovato nei punti più inclinati ed esposti: il manto nevoso era più che regolare ed ho potuto avanzare.
Dunque, la relazione che segue vale solo per il 17 febbraio 2021 e serve per dare un’idea di massima dell’ambiente in cui ci si muove.
È un chiaro esempio di come un sentiero estivo tutto sommato facile non si trasformi automaticamente in una ciaspolata tranquilla.
La valutazione di difficoltà “per esperti” vale considerando la categoria ciaspolate cercando un periodo con neve coprente su tutto l’itinerario.
Salita al Rifugio Vandelli e al Lago del Sorapis lungo la direzione del sentiero CAI 217
Di fronte all’Hotel Cristallo si imbocca il ben noto sentiero CAI 217 che, dopo un primo tratto pianeggiante, prosegue in leggera discesa fin sotto un facile pendio in rado bosco.
In questo breve pendio ho visto più tracce battute, e ne ho seguite due diverse in salita e discesa.
Dopo il boschetto, in saliscendi dolce si arriva al teorico primo punto di svolta del CAI 217 e poco oltre si finisce sotto alcune cascate di ghiaccio: qui oggi finivano le tracce battute (ho cancellato dalla registrazione GPS la divagazione alle cascate di ghiaccio).
Qui, di fatto, ho incontrato l’unico problema di scelta di linea, perché il resto è obbligato o comunque intuitivo.
Con la neve non si può seguire esattamente la svolta del CAI 217 (che in ogni caso non è assolutamente visibile), e bisogna svoltare prima o dopo per rimontare sulla bancata che ritorna in salita in senso contrario rispetto alla direzione di arrivo.
Oggi, guardando dopo la svolta del CAI 217 in direzione delle cascate non ho visto soluzioni per la troppa neve che aveva creato un liscio piano inclinatissimo senza evidenti “linee ciaspolatorie” di passaggio.
Invece poco prima (forse un 50 metri circa) della svolta naturale del sentiero, il pendio (seppur molto ripido) era regolare e con buona neve, e soprattutto era molto evidente il bordo esterno della bancatina a cui ricollegarsi.
Dopo un paio di prove ho trovato la linea più giusta che, come sempre, finisce con 4/5 metri ripidissimi per rimontare sulla bancata: qui ho dovuto praticamente “scavarmi” una “mini-trincea” per passare, e il metodo funziona se con buona neve – qui in discesa ho tolto le ciaspole e ho camminato “delicatamente” per non sprofondare sui mughi che stanno sotto.
Raggiunta la bancatina si va verso destra: oggi, pur con tanta neve che logicamente “si spalma” un po’ da sopra, questo tratto non era molto inclinato lateralmente, e l’esposizione non dava preoccupazioni.
Si arriva al tornante sinistro che immette in un’altra bancata che va nella direzione definitiva verso più o meno sud-ovest.
Qui l’esposizione aumenta perché c’è un doppio salto visto che è una bancata sopra un’altra: però, anche qui, l’inclinazione laterale oggi era più che gestibile e con buona neve.
In breve si arriva a un ripido da risalire: circa 70/80/90 metri di dislivello, dipende da quanto bassi sulla bancata si inizia a risalire e quanto alti si taglia in testata per uscirne.
Oggi salita molto regolare, e soprattutto regolare anche la discesa.
L’uscita dalla testata verso sinistra è l’inizio del tratto più critico: se non si è ancora impugnata la piccozza, qui conviene prepararsi a farlo prima di iniziare a traversare.
Neanche qui ho tolto le ciaspole, ma credo sia un CASO FORTUNATO di neve veramente ottima: è molto più probabile doverle togliere per qualche decina di metri.
Dopo l’uscita già molto esposta dalla testata del ripido, inizia un traverso veramente molto inclinato per il “mondo ciaspole”, con qualche tratto sicuramente poco oltre i 30°: soprattutto è molto esposto, e senza piccozza non c’è sicurezza e, nel caso peggiore, non ci si ferma prima dei salti che stanno sotto.
Questo tratto chiave dall’uscita del ripido dovrebbe essere di poco più di 100 metri lineari, e qui è importante che la neve sia costante anche per l’ora di discesa (nessuna foto qui, c’è altro a cui pensare).
Poi una breve salitella e si entra in un circo di media difficoltà, poco inclinato lateralmente, fino a un “ripidino” che però si può superare con una doppia svolta su una linea naturale un po’ più appiattita.
Da qui si esce nel facile finale nel bosco, con tante gobbette da valutare non per la difficoltà ma per faticare meno ottimizzando le linee.
Sinceramente, con tanta neve profonda vergine, sono arrivato stanco a questo facile finale anche con il poco dislivello fatto.
Poi all’arrivo, per chi conosce il luogo in versione estiva (cioè quasi tutti), in piena stagione invernale sicuramente ci sarà una sensazione di “solitudine massima per contrasto”.
Sembra di essere nel “Grande Nord”: non mi sarei stupito di incontrare “Zanna Bianca”! 😊
Purtroppo sono stato lento e il sole se n’era già andato da sopra il Lago del Sorapis, ma d’inverno ci sta veramente poco, tanto che attraversandolo ho trovato neve profonda e per nulla trasformata.
**********
ATTENZIONE IN DISCESA PER TUTTO IL RIENTRO!
**********
Waypoints
Waypoint
4,406 ft
02 - Foto in arrivo al boschetto che anticipa la parte difficile lungo il sentiero CAI 217
Waypoint
5,117 ft
04 - Foto dall'immissione sulla prima bancata del CAI 217 all'uscita dal primo ripido
Waypoint
5,291 ft
05 - Foto dalla base del ripido prima del tratto più difficile lungo il tracciato del CAI 217
Waypoint
5,631 ft
06 - Foto dall'inizio del circo alla fine delle difficoltà lungo il tracciato del CAI 217
Waypoint
6,125 ft
08 - Foto quasi in uscita dal facile bosco finale verso il Rifugio Vandelli e il Lago del Sorapis
Waypoint
6,263 ft
09 - Foto quasi in uscita dal facile bosco finale verso il Rifugio Vandelli e il Lago del Sorapis
You can add a comment or review this trail
Comments